mercoledì 26 febbraio 2020
Celebrazioni «a porte chiuse», inviti alla riflessione, vicinanza ai malati e alle persone impegnate per contrastare il contagio. Da Nord a Sud gli interventi dei vescovi
Messe sul web e preghiera personale: è la Chiesa che non s'arrende

Ansa

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Le Messe sospese per evitare il contagio da coronavirus, la liturgia del Mercoledì delle ceneri rinviata nella maggior parte delle diocesi del Nord, le attività pastorali e catechistiche congelate fino a nuova disposizione aprono la strada a percorsi di fede meno consueti ma che possono aiutare a riscoprire buone prassi di spiritualità come la preghiera personale e in famiglia, il senso di prossimità e di comunione, il ringraziamento e la lode.

La Chiesa al tempo del coronavirus non chiude le porte per la paura – anche perché tutte le chiese rimangono aperte – ma coglie l’occasione provvidenziale per riattingere dal suo millenario patrimonio tesori di devozione e di pratiche oranti forse un po’ trascurati. Sono gli obiettivi dei vescovi delle diocesi più colpite dal contagio, ma non solo, che in questi giorni invitano i fedeli a momenti di riflessione e di preghiera, anche in assenza di liturgie partecipate.

È il caso dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che oggi alle 12 si recherà da solo al santuario di Nostra Signora della Salute, in Borgo Vittoria, a pregare il Rosario e rinnovare alla Vergine Maria la richiesta di proteggere la popolazione della città e del territorio. Una scelta che ottempera al divieto di celebrazioni religiose pubbliche deciso dalle autorità civili fino a sabato 29, accettato da molte altre diocesi del Piemonte. Nel giorno del digiuno quaresimale Nosiglia ha chiesto agli Istituti e alle famiglie religiose di riunirsi in preghiera per i bisogni e le necessità di chi vive nel territorio torinese.

E il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia – che stasera celebra in San Marco a “porte chiuse” – nella sua lettera per l’inizio della Quaresima, sottolinea che «come discepoli del Signore, siamo chiamati a vivere la comunione ecclesiale in una specie di diaspora (dispersione), intensificando il rapporto personale col Signore attraverso momenti significativi di preghiera personale, come pure in famiglia e tra gli amici».

Tra le tante diocesi che si affidano alle trasmissioni televisive anche quella di Reggio Emilia-Guastalla. I fedeli potranno seguire la liturgia delle Ceneri su due tv locali in orari diversi, «per dare al maggior numero di persone la possibilità di raccogliersi in preghiera, rimanendo nella propria abitazione, per partecipare alla liturgia che dà inizio al tempo della Quaresima». Invito alla preghiera ma anche sentimenti di gratitudine per i medici che stanno combattendo sul fronte del contagio da parte della diocesi di Bolzano-Bressanone. «Come cristiani – osserva il vescovo Ivo Muser – con la preghiera siamo vicini in particolare alle persone malate e ai loro familiari, ma anche a quanti si stanno impegnando con competenza e professionalità per la salute pubblica e soprattutto per le persone più deboli e anziane. Li ringraziamo per il loro lavoro».

Grande attenzione alla preghiera in comunione con le persone più colpite dal virus anche da parte dei vescovi calabresi che, in una nota, chiedono ai sacerdoti di «sostenere i fedeli con sapienza evangelica, trasmettendo loro fiducia, serenità, prudenza e buon senso». Mentre i vescovi toscani, oltre alle disposizioni prudenziali già adottate nella maggior parte delle diocesi, «esprimono la loro vicinanza a quanti, malati e persone loro prossime, soffrono a causa dell’epidemia, come pure a quanti sono impegnati a contrastarla sul piano sanitario o a prendere decisioni per affrontare la situazione nella vita sociale». Infine «invitano tutti alla preghiera per invocare dalla misericordia divina il conforto del cuore e la liberazione dal male». Grande attenzione al problema anche da parte dei vescovi di Abruzzo e Molise. In una nota firmata dal presidente della Ceam, Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, i presuli invitano a non trasformare la «preoccupazione per il coronavirus che ha colpito alcune aree circoscritte nel Nord del Paese in allarmismo, suscitando paure ingiustificate», e fanno proprie le parole del Comunicato diffuso martedì dalla presidenza della Cei. Punto di riferimento indicato anche dall’arcidiocesi di Palermo e dalla Curia arcivescovile di Napoli che, dopo aver sottolineato le precauzioni sanitarie più volte ricordate per le celebrazioni e le norme di igiene negli oratori, nelle mense, nei centri Caritas, invita a non cedere «ad una preoccupazione eccessiva e immotivata» affidandosi alla «protezione e alla intercessione della Beata Vergine Maria e del nostro patrono e martire Gennaro».

Una sinfonia di attenzioni concrete e di indicazioni pastorali che, nella logica di comunione che sottolinea l’impegno di non cedere al disorientamento in questo momento difficile, appare ben riassunto dalla preghiera dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. «Invoco la benedizione di Dio su questa nostra terra e su tutte le terre del pianeta. Invoco la benedizione di Dio per tutti: la benedizione di Dio – spiega l’arcivescovo ambrosiano – non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli. La benedizione di Dio è una dichiarazione di alleanza: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene. Invoco la benedizione di Dio sugli uomini di scienza e sui ricercatori». E, dopo aver ricordato che la maggior parte delle persone fa fatica a seguire l’evoluzione delle notizie che riguardano la diffusione del virus, le indicazioni che riguardano i pericoli e i rimedi di fronte al contagio, Delpini assicura che «il Signore è alleato degli uomini di scienza che cercano il rimedio per sconfiggere il virus e il contagio. In momenti come questi si deve confermare un giusto apprezzamento per i ricercatori e per gli uomini e le donne che si dedicano alla ricerca dei rimedi e alla cura dei malati». Ma non tutte le difficoltà di questi giorni vanno lette in senso solo negativo. Anzi, la buona prassi cristiana di cogliere il bene dal male, suggerisce all’arcivescovo di Milano di cogliere lo spunto della sospensione dalle attività ordinarie «per giorni meno frenetici: per pregare, pensare, cercare forme di prossimità con i fratelli e le sorelle».

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